Alzate le dosi

Edizioni R.E.I.
Anno: 2018
Pagine: 80
Lingua: italiana
ISBN: 9782372973397

Cinque monologhi. Semplicemente cinque monologhi, o forse si potrebbe dire dialoghi, considerando che gli interlocutori sono spesso fuochi fatui in questa società del falso confronto, in cui si finge di voler affrontare qualsiasi tematica ma in fin dei conti la si palleggia tra tabù mai superati e patine fintamente compassionevoli condite di una mala informazione che spesso non è da preferire al silenzio stesso.

Una voce, forse la mia, o forse quella dei viandanti solitari che affollano le vie di un pellegrinaggio emotivo, umano, a tratti vagamente filosofico ma sempre pragmatico, verso la rivendicazione della normalità che alberga nei disagi psicologici del nostro tempo, la denuncia del pregiudizio che inchioda anime sensibili al legno dello stereotipo, dell’inettitudine medica, della vergogna o dell’accondiscendenza paternalistica da cui siamo pronti ad uscire. Siamo pronti a bussare alle cattedrali di preconcetti, noi viandanti. Noi che non temiamo più di scattare il selfie del nostro Mr Hyde perché già lo conosciamo, mille volte riflesso allo specchio, mille volte domato, mille volte temuto, mille volte riconosciuto nello sguardo di tutti i benpensanti dall’agile coscienza che siedono sotto la veranda della propria normalità, ignari del fatto che ne esista una variante infinita, pronta ad essere esplorata come un fondale di mondi sommersi di cui non è dato conoscere la profondità.

Per noi, figli di Ulisse ma specchi di Cassandra, Itaca siamo noi stessi, forti di quella che viene ritenuta la più umana delle debolezze: la canonizzata sensibilità che solo apparentemente ammala, solo temporaneamente annienta, ma con il tempo diventa la più grande occasione di percepire il mondo in tutte le sue sfumature, dalla tenerezza al terrore, dalla rabbia alla delicatezza, dall’umiltà all’orgoglio.

Al generoso che guarda con pietà noi sensibili viandanti, al medico che ci vorrebbe inguaribili forse perché non esiste cura per l’anima, al Dio di compassionevole omertà che ci osserva in silenzio, noi rispondiamo con la forza che ci ha consentito di guardare il mostro negli occhi, di combatterlo e di girargli le spalle. Sappiamo che è ancora lì, ma non ci ha avuto.

Con coraggio allora possiamo abbandonare quell’angolo di imbarazzo e disagio, possiamo fare una bandiera della nostra missione di sdoganare la nostra vita per consentire ad altri viandanti, con lo sguardo chino di pudore, di alzare la testa e non sentirsi più soli.

Perché la responsabilità di superare mali dai nomi che spaventano, come depressione, suicidio, ossessione, panico, risiede in tutti noi. In noi che abbiamo una voce, una penna, carta su cui scrivere ed un’anima di cui parlare.

Conosciamo a memoria ogni foglietto illustrativo, li collezioniamo come cicatrici, ma quando leggiamo gli effetti collaterali della vita, ancora una volta, senza troppa paura, possiamo dire anche noi: Alzate le dosi.

 

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